Contributi previdenziali forfettari: come si calcolano?

Regime forfettario

I contributi previdenziali sono somme di denaro che i lavoratori devono versare ad un Ente Previdenziale per potersi assicurare una pensione futura, una volta raggiunta l’età pensionabile o il numero di anni di anzianità contributiva. Mentre per i lavoratori dipendenti questo versamento viene fatto a monte dal datore di lavoro, per i lavoratori autonomi in regime forfettario occorre calcolare il contributo e versarlo alle dovute scadenze. A seconda della tipologia di attività svolta ci sono regole e aliquote diverse.

Vediamo insieme come funzionano i contributi previdenziali in regime forfettario per le varie categorie di lavoratori.

Contributi previdenziali forfettario: quale Cassa?

I contributi previdenziali vengono versati periodicamente dal lavoratore: per i dipendenti questo versamento viene fatto ogni mese, in parte a carico del datore di lavoro e in parte a carico del lavoratore stesso, all’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale). Per i soggetti IVA che sono in regime forfettario l’ente previdenziale di riferimento cambia a seconda della tipologia di attività svolta. Vediamo di seguito quali categorie di cassa previdenziale sono previste per le diverse attività svolte dai forfettari.

 

TIPOLOGIA ATTIVITÁ TIPOLOGIA CASSA PREVIDENZIALE
Ditta individuale Artigiani o CommerciantiI forfettari che hanno ditte individuali come artigiani o commercianti si devono iscrivere alla Gestione INPS Artigiani e Commercianti.

Questa cassa prevede il versamento di una parte fissa e una variabile.

Lavoratore autonomo la cui categoria ha una Cassa Privata

(libero professionista con cassa)

Questi lavoratori forfettari rientrano in categorie per le quali esiste una cassa previdenziale privata (ad esempio gli avvocati hanno la Cassa Forense, gli psicologi hanno l’ENPAP, i commercialisti hanno CNPADC).

Ogni ente stabilisce regole proprie di versamento, iscrizione, modalità di presentazione delle dichiarazioni dei contributi, aliquote da versare, eventuali riduzioni per alcune categorie di lavoratori e così via.

In ogni caso queste casse previdenziali prevedono il versamento di una parte fissa e una variabile.

Lavoratore autonomo per la cui categoria non esiste una Cassa Privata

(libero professionista senza cassa)

I forfettari che non rientrano in una categoria  che ha una cassa previdenziale privata (ad esempio web master, social media manager, grafico) devono iscriversi alla Gestione Separata INPS.

Questa cassa prevede un versamento calcolato applicando un’aliquota al reddito imponibile.

 

Calcolo contributi forfettari: artigiani e commercianti

Le ditte individuali che si configurano come artigiani o commercianti devono iscriversi alla Camera di Commercio e devono pagare i contributi previdenziali alla gestione INPS Artigiani e Commercianti, istituita proprio per queste due categorie particolari. Questa cassa INPS prevede un contributo fisso o minimale annuale e un contributo variabile.

I forfettari possono pagare contributi agevolati, godendo della riduzione del 35% sui contributi sia fissi che variabili.

La richiesta di riduzione dei contributi è facoltativa, per questo motivo il lavoratore che vuole usufruirne deve farne esplicita domanda tramite il sito dell’INPS. La richiesta va inoltrata entro il 28 febbraio dell’anno a cominciare dal quale si vuole richiedere la riduzione.

Il contributo fisso annuale è obbligatorio per tutti gli iscritti alla cassa e non è proporzionale al volume del reddito annuale, ma è fisso. In pratica, prendendo come riferimento il reddito minimale INPS (ad esempio per il 2022 è pari a  16.243 euro), se il reddito lordo del contribuente non eccede questo limite il forfettario dovrà pagare solo il contributo fisso nella misura pari a:

  • € 3.905,76 (3.898,32 IVS + 7,44 maternità) per artigiani; con aliquota pari al 24%
  • € 3.983,73 (3.976,29 IVS + 7,44 maternità) per commercianti; con aliquota pari al 24,48%

Questa somma viene ripartito in 4 rate trimestrali che hanno le seguenti scadenze (es. anno 2022):

  • I rata: 16 maggio
  • II rata: 16 agosto
  • III rata: 16 novembre
  • IV rata: 16 febbraio

Il contributo variabile è relativo alla parte del reddito che eccede il reddito minimale: gli artigiani e i commercianti che nell’anno di imposta hanno prodotto un reddito lordo maggiore di 16.243 € devono pagare un secondo contributo sulla parte eccedente applicando la stessa aliquota (quindi 24% per gli artigiani e 24,48% per i commercianti). Questa parte di versamento previdenziale va pagata in sede di dichiarazione dei redditi annuale IRPEF.

Esempio di calcolo contributi previdenziali per un artigiano forfettario

Poniamo il caso che il lavoratore forfettario appartenga alla categoria degli artigiani e che nel 2022 abbia un fatturato lordo totale di 30.000 euro. Vediamo come si calcola il contributo previdenziale totale.

TIPOLOGIA CONTRIBUTOSINGOLO CONTRIBUTOTERMINI DI VERSAMENTOTOTALE ANNUO VERSAMETO
CONTRIBUTO FISSOEssendo un artigiano in regime forfettario il contributo fisso, come quello variabile, se il lavoratore ne ha fatto richiesta, viene diminuito del 35%:

3.905,76 – (3.905,76 * 35%) = 2.538,74 €

I rata maggio 2023

II rata: agosto 2023

III rata: novembre 2023

IV rata: febbraio 2024

2.538,74 + 601,69 = 3.140,43 €
CONTRIBUTO VARIABILEVediamo se il reddito fiscale supera il reddito minimo.

Calcoliamo il reddito fiscale abbattendo con il coefficiente di redditività previsto per gli artigiani, pari al 67%, il reddito lordo:

30.000 * 67% = 20.100

Avendo superato il reddito  minimo occorre calcolare l’eccedenza:

20.100 – 16.243 = 3.857

Su questo valore di eccedenza va calcolato il 24% di contributo variabile:

3.857 * 24% = 925,68 €

Applicando la diminuzione del 35% per il forfettario:

925,68 – (925,68 * 35%) = 601,69

In sede di dichiarazione IRPEF

 

Contributi previdenziali forfettari con Cassa Privata

Alcuni professionisti hanno l’obbligo di iscrizione ad appositi albi di categoria (ad esempio avvocati, commercialisti, medici, psicologi, architetti, ingegneri, eccetera) a cui corrisponde una cassa previdenziale privata. Questi enti fanno in pratica le veci dell’INPS ossia si occupano di erogare prestazioni previdenziali ed assistenziali ai propri iscritti.

Ogni cassa stabilisce il proprio regolamento e, di conseguenza, anche le regole per il calcolo e il versamento delle somme dovute. In generale si possono, tuttavia, individuare regole comuni, quali:

  • Contributo soggettivo obbligatorio: è un contributo annuale calcolato in percentuale sul reddito netto imponibile.
  • Contributo integrativo: è un contributo obbligatorio che serve come finanziamento della cassa previdenziale. In pratica il professionista deve versare un contributo, solitamente pari al 4% dell’effettivo volume di affari dichiarato. Ogni professionista può applicare questa maggiorazione nelle proprie fatture e fare gravare il contributo sul cliente. In ogni caso queste somme non verranno calcolate nel conteggio del reddito imponibile.
  • Contributo integrativo volontario: è un contributo che il professionista può versare facoltativamente alla propria cassa e va ad aggiungersi a quello soggettivo obbligatorio per integrare la pensione futura. L’aliquota di questo contributo varia, ma in generale va da un minimo dell’1% a un massimo dell’8,5% del reddito professionale;
  • Contributo maternità: è un contributo obbligatorio dovuto da tutti gli iscritti per finanziare le indennità di maternità e paternità.

Spesso questi enti prevedono delle agevolazioni ai professionisti che hanno meno di 35 anni e/o a coloro che avviano la propria attività per un certo numero di anni.

 

Calcolo contributi previdenziali forfettari: Gestione Separata INPS

Alla Gestione Separata INPS sono iscritti i soggetti con partita IVA che svolgono un’attività che non prevede associazioni di categoria e pertanto non hanno una cassa privata. L’scrizione deve avvenire entro 30 giorni dall’inizio dell’attività e può essere fatta direttamente dal lavoratore stesso, compilando un modulo da trasmettere telematicamente all’INPS, oppure rivolgendosi ad un CAF o al proprio commercialista.

L’aliquota relativa alla Gestione Separata INPS (anno 2022) è pari al 26,23% e si applica sul reddito imponibile ossia il reddito al netto del coefficiente di redditività. Il reddito fiscale di un forfettario si calcola applicando il coefficiente di redditività, corrispondente al codice ATECO, sul reddito lordo.

Le date di scadenza sono:

  • entro il 30 giugno si paga il saldo dell’anno precedente e il primo acconto dell’anno in corso;
  • entro il 30 novembre si paga il secondo acconto dell’anno in corso.

I versamenti vanno effettuati tramite modello F24 inserendo i seguenti codici di pagamento:

  • PXX per i professionisti che pagano l’aliquota piena del 26,23%;
  • PXXR per i versamenti rateali;
  • DPPI per gli interessi di rateizzazione.

Esempio di calcolo contributi previdenziali per forfettari con Gestione Separata INPS

Poniamo il caso di un social media manager in regime forfettario, iscritto alla Gestione Separata INPS, che nel 2021 ha percepito un reddito lordo di 20.000 euro. Il codice ATECO che corrisponde a questa categoria di professionisti è 73.11.02 a cui corrisponde un coefficiente di redditività pari al 78%. Calcoliamo il contributo previdenziale e l’imposta sostitutiva dovuta.

Reddito imponibile lordoReddito lordo * 78% = 20.000 * 78% = 15.600 €
Contributi previdenzialiReddito imponibile lordo* 26,23% = 15.600 * 26,23% = 4.091,88 €
Reddito imponibile nettoReddito imponibile lordo – contributi INPS = 15.600 – 4.091,88 = 11.508,12 €
Imposta sostitutiva Reddito imponibile netto * 15% = 15.508,12 * 15% = 1.726,22 €

(per i primi 5 anni di attività l’aliquota è pari al 5%)

 

Deducibilità dei contributi previdenziali forfettari

I contributi previdenziali dei forfettari sono deducibili e sono gli unici oneri che il lavoratore può dedurre dal reddito lordo (non si possono dedurre spese o altro perché il reddito percepitp viene abbattuto dal coefficiente di redditività): la normativa che disciplina la determinazione del reddito per questi lavoratori (articolo 1, comma 64, della legge 190/2014) permette di calcolare l’imposta dovuta al netto dei contributi previdenziali.

I contributi previdenziali, sia quelli versati alla cassa professionisti che all’INPS, vengono dedotti ai fini IRPEF. Tuttavia non tutti i contributi possono essere dedotti. In particolare le eccezioni riguardano le casse private. Vediamo cosa si può dedurre:

  • contributo previdenziale obbligatorio: tutti i contributi obbligatori si possono dedurre, ma non si può portare in deduzione il contributo integrativo che viene addebitato in fattura al cliente;
  • contributo integrativo volontario: si può portare in deduzione, in quanto non viene addebitato al cliente e rappresenta un costo a carico del lavoratore;
  • contributo di maternità: è deducibile perché obbligatorio.

Per i lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS tutti contributi versati sono deducibili dal reddito. A differenza dei professionisti, viene conteggiata anche la rivalsa del 4% applicata in fattura: in questo caso viene considerata reddito aggiuntivo e quindi è tassabile ai fini IRPEF.

La deducibilità dei contributi per i forfettari viene effettuata per cassa: pertanto vanno portati in deduzione i contributi versati nell’anno di imposta a prescindere dall’anno di competenza del contributo.

 

Come si versano i contributi previdenziali nel forfettario

I versamenti degli acconti e dei saldi vanno versati seguendo le regole stabilite dall’Ente Previdenziale. In particolare si versano:

  • tramite modello F24 se l’Ente previdenziale è l’INPS;
  • tramite modalità indicate da ciascuna Cassa Privata (ad esempio la Cassa Forense stabilisce che il contributo minimo obbligatorio debba essere pagato tramite il PagoPA oppure tramite il modello F24).

 

Fonti articolo
GAZZETTA UFFICIALE | L. 190/2014



 

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