Cespite

Si definisce “cespite” in economia un bene materiale o immateriale acquistato dall’azienda e che ha un ciclo di vita pluriennale, ovvero superiore ad un anno. I cespiti fanno parte delle attività del patrimonio aziendale. Il costo dei cespiti non viene quindi dedotto interamente nell’esercizio in cui vengono acquistati ma è soggetto ad ammortamento, ovvero viene ripartito in quote sul numero di anni di vita utile stimata del bene, secondo le norme civilistiche e fiscali e il principio di competenza economica.

 

Esempi di cespiti

Durante l’esercizio l’azienda sostiene costi per procurarsi beni e servizi. Questi possono essere divisi in

  • beni e servizi a rapido ciclo di utilizzo
  • beni e servizi a lento ciclo di utilizzo (o cespiti)

Alla prima categoria appartengono, ad esempio, le materie prime acquistate per essere trasformate, le merci acquistate per essere vendute, le prestazioni di lavoro rese da terzi o da dipendenti. Alla seconda categoria appartengono tutti i beni, tangibili (materiali) oppure intangibili (immateriali), la cui utilità di protrae per più esercizi.  Esempi di cespiti materiali sono gli edifici, i capannoni, le strumentazioni, i macchinari, i computer, eccetera. Esempi di cespiti immateriali sono i brevetti, le concessioni di licenze e marchi, i costi di ricerca e sviluppo, i costi di pubblicità, eccetera.

I costi sostenuti per l’acquisizione dei cespiti sono quindi chiamati costi pluriennali e per essi si pone il problema dell’imputazione delle quote di competenza dell’esercizio.  Se durante un esercizio si sostiene un costo pluriennale, per il principio di competenza questo non può essere fatto gravare totalmente sull’esercizio in corso, ma deve essere ripartito sui vari esercizi nei quali esplicherà la sua utilità. La ripartizione nel tempo dei cespiti ammortizzabili si definisce processo di ammortamento o semplicemente ammortamento.

 

Libro dei cespiti

Quando si acquista un cespite bisogna registrare l’operazione nel registro dei beni ammortizzabili detto anche libro cespiti. Questo registro non è fra i libri contabili obbligatori richiesti dal codice civile, ma lo è dal punto di vista fiscale, visto l’obbligo imposto dall’articolo 16 del DPR 600/1973 (“Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi“).

Nel libro dei cespiti per ciascun bene vanno indicati:

  • l’anno di acquisizione;
  • il costo originario;
  • le rivalutazioni;
  • le svalutazioni;
  • il fondo di ammortamento nella misura raggiunta al termine del periodo d’ imposta precedente;
  • il coefficiente di ammortamento effettivamente praticato nel periodo d’ imposta;
  • la quota annuale di ammortamento;
  • le eliminazioni dal processo produttivo.

Il registro dei beni ammortizzabili va compilato entro tre mesi dal termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi ai fini delle imposte dirette.

Ci sono alcuni soggetti che sono stati esonerati dalla tenuta di questo libro:

  • i soggetti in contabilità ordinaria che annoteranno i movimenti dei beni strumentali nel libro giornale;
  • i soggetti in contabilità semplificata che annoteranno i movimenti dei beni strumentali nel registro IVA degli acquisti.